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Progetto dislessia

Il progetto di Istituto raccoglie tutte le pratiche mirate a supportare gli alunni con disturbi specifici di apprendimento

Descrizione

DSA ( Disturbi Specifici dell’Apprendimento)

 con questo termine ci si riferisce ai soli disturbi delle abilità scolastiche ed in particolare a: DISLESSIA, DISORTOGRAFIA, DISGRAFIA E DISCALCULIA. La principale caratteristica di questa categoria è la sua specificità, ovvero il disturbo interessa uno specifico dominio di abilità (lettura, scrittura, calcolo) lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Ciò significa che per avere una diagnosi di dislessia, il bambino NON deve presentare: deficit di intelligenza, problemi ambientali o psicologici, deficit sensoriali o neurologici.

Video di Superquark, puntata del 3 luglio 2015 dedicata alla dislessia:

Qui si trovano i modelli che si possono compilare per la gestione del protocollo DSA:

 

ESEMPI PER LA COMPILAZIONE DEL PROTOCOLLO

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LA FAVOLA DEL RE TRENTATRE’ 

C’era una volta un re che si chiamava Trentatré. Un giorno Trentatrè pensò che un re deve essere giusto con tutti. Chiamò Sberleffo, il buffone di corte: “Io voglio essere un re giusto – disse Trentatré al suo buffone – così sarò diverso dagli altri e sarò un bravo re”. “Ottima idea maestà” – rispose sberleffo con uno sberleffo.

“Nel mio regno – pensò il re – tutti devono essere uguali e trattati allo stesso modo”. In quel momento Trentatré decise di cominciare a creare l’uguaglianza. Prese il canarino dalla gabbia d’argento e gli diede il volo fuori dalla finestra: il canarino ringrazio e sparì felice nel cielo. Soddisfatto della decisione presa, Trentatré afferrò il pesce rosso nella vasca di cristallo e fece altrettanto, ma il povero pesce cadde nel vuoto e morì.

Il re si meraviglio molto e pensò: “Peggio per lui, forse non amava la giustizia”. Sberleffo gli consigliò di cambiare tattica. Trentatré, allora, prese le trote dalla fontana del suo giardino e le gettò nel fiume: le trote guizzarono felici. Poi prese il merlo dalla gabbia d’oro e lo tuffò nel fiume, ma questa volta fu il merlo a rimanere stecchito. “Stupido merlo – pensò Trentatré  – non amava l’uguaglianza”. E chiamò di nuovo il buffone Sberleffo per chiedergli consiglio. ” Ma insomma! – gridò stizzito il re – come farò a trattare tutti allo stesso modo?”.

” Maestà – disse Sberleffo – per trattare tutti allo stesso modo bisogna, prima di tutto, riconoscere che ciascuno e diverso dagli altri.

La giustizia non è dare a tutti la stessa cosa, ma dare a ciascuno il suo”.

di Claudio Imprudente

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